Lecco 3 AGESCI: differenze tra le versioni

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Lo Scautismo italiano nel frattempo è cresciuto in misura incredibile, superando i 200 mila iscritti a '''metà degli anni '90''' eppure sta cambiando, rapidamente e in misura sensibile. Il segnale più forte del cambiamento è rappresentato dall'abbassamento dell'età della [[Partenza]], ormai fissata a 20-21 anni, ossia a 2-3 anni dalla salita in clan, e dalla conseguente abnorme crescita dei capi a disposizione nelle [[Comunità Capi]] (Co.Ca.). Tuttavia l'aspetto decisivo è la brevità dell'impegno del capo unità; a faticala media è di un anno e mezzo: un turnover assai alto che caratterizza l'[[AGESCI]] negli anni successivi e che non ha più invertito la tendenza, almeno analizzando i grandi numeri, che anzi segnalano quella decrescita continua che non si è ancora arrestata e che ha una causa ben precisa: la mancanza di capi. D'altra parte il mondo è cambiato: chi studia vuole vivere esperienze importanti per la sua crescita e utili per il proprio futuro professionale, ecco quindi le discontinuità dovute agli studi in università lontane, agli Erasmus in giro per il mondo, agli stage e alle prime esperienze di lavoro dove c'è e dove si trova, quasi mai vicino a casa.  
Lo Scautismo italiano nel frattempo è cresciuto in misura incredibile, superando i 200 mila iscritti a '''metà degli anni '90''' eppure sta cambiando, rapidamente e in misura sensibile. Il segnale più forte del cambiamento è rappresentato dall'abbassamento dell'età della [[Partenza]], ormai fissata a 20-21 anni, ossia a 2-3 anni dalla salita in clan, e dalla conseguente abnorme crescita dei capi a disposizione nelle [[Comunità Capi]] (Co.Ca.). Tuttavia l'aspetto decisivo è la brevità dell'impegno del capo unità; a faticala media è di un anno e mezzo: un turnover assai alto che caratterizza l'[[AGESCI]] negli anni successivi e che non ha più invertito la tendenza, almeno analizzando i grandi numeri, che anzi segnalano quella decrescita continua che non si è ancora arrestata e che ha una causa ben precisa: la mancanza di capi. D'altra parte il mondo è cambiato: chi studia vuole vivere esperienze importanti per la sua crescita e utili per il proprio futuro professionale, ecco quindi le discontinuità dovute agli studi in università lontane, agli Erasmus in giro per il mondo, agli stage e alle prime esperienze di lavoro dove c'è e dove si trova, quasi mai vicino a casa.  


In altre parole, registriamo l'inizio e il successivo consolidamento della "precarietà" come carattere distintivo delle società negli ultimi anni, precarietà che genera incertezza verso il futuro, ricerca di sicurezze deboli ma continuative nel lavoro e nella società e legami forti con la famiglia di origine per affrontare con meno ansia le difficoltà innegabili della vita. Lo Scautismo lecchese è attraversato da un'esperienza definibile "dell'intensità e dell'appartenenza". Alcune caratteristiche: il numero elevato dei ragazzi nelle unità e nei gruppi, la capacità di affrontare le difficoltà oggettive e antagoniste di fare [[scouting]], la complessità della gestione delle unità con ragazzi e ragazze sempre più distratti da mille cose da fare,
In altre parole, registriamo l'inizio e il successivo consolidamento della "precarietà" come carattere distintivo delle società negli ultimi anni, precarietà che genera incertezza verso il futuro, ricerca di sicurezze deboli ma continuative nel lavoro e nella società e legami forti con la famiglia di origine per affrontare con meno ansia le difficoltà innegabili della vita. Lo Scautismo lecchese è attraversato da un'esperienza definibile "dell'intensità e dell'appartenenza". Alcune caratteristiche: il numero elevato dei ragazzi nelle unità e nei gruppi, la capacità di affrontare le difficoltà oggettive e antagoniste di fare [[scouting]], la complessità della gestione delle unità con ragazzi e ragazze sempre più distratti da mille cose da fare, la difficoltà nel raggiungere le famiglie e nello stabilire con loro un'alleanza educativa. Queste caratteristiche sottolineano l'intensità e la difficoltà dello sforzo al quale sono chiamati i capi per offrire a lupetti e coccinelle, a scout e guide, a rover e scolte una cosa per la quale valga la pena di darsi da fare, di compiere delle scelte, di fare delle rinunce, in sintesi...di farli innamorare dello Scautismo e di aver voglia di viverlo con pienezza. Nonostante le difficoltà, i capi di queste generazioni sentono molto lo spirito di appartenenza, hanno vissuto esperienze positive e a loro volta le vogliono far rivivere ai loro ragazzi. Inoltre, la rinuncia all'autonomia e l'accettazione della forma collaborativa nella programmazione dei quadri delle unità, diventa nel frattempo ogni autunno più difficile, li spingono a ricercare il confronto e a facilitare lo scambio tra i gruppi, gettando in tal modo le basi per uno Scautismo più unitario, non più diviso e geloso della propria indipendenza come negli anni precedenti. A ciò si aggiunge la sensibilità maggiore ai temi della coeducazione, che spinge le comunità capi a riflettere e quindi a sperimentare nuovi progetti educativi e soluzioni organizzative: branchi misti, reparti misti e paralleli, direzioni di unità stabilmente diarchiche e miste, attività stabili di servizio extra-associativo, comunità capi organizzate e collegate al resto dell'associazione. Un senso d'appartenenza forte, dunque, ma vissuto maggiormente a livello individuale. Di conseguenza i legami tra i capi delle ultime tre, quattro generazioni sono più occasionali e loro stessi, una volta usciti dal movimento, non restano uniti con la vicinanza e l'impegno di prima, perché presi dalla famiglia e dal lavoro. I ragazzi di questa fase, ora giovani adulti con responsabilità familiari, sociali e professionali, sono, in conclusione, il ponte tra il presente e il "centenario delle promesse", evento al quale le "ragazze del '46" non potranno realisticamente più testimoniare il loro amore per lo Scautismo, evento del quale invece saranno testimoni i capi delle generazioni di quest'ultima fase, allungando la storia dello Scautismo lecchese.


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