Intereducazione

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L'Intereducazione (anche detta educazione parallela o educazione omogenea) è uno strumento educativo e pedagogico in cui si intende l'educazione all'altro, inteso in tutte le sue accezioni, valorizzando le caratteristiche del singolo e del gruppo, organizzando attività differenziate per tipologie di ragazzi. Una di queste accezioni è proprio quella dell'educazione all'altro sesso, ma in generale l'intereducazione rappresenta l'educare al rapporto con le altre persone.

Intereducazione o Coeducazione

L'Intereducazione si differenzia dalla cd coeducazione non tanto nel fine, quanto nelle modalità concrete: le Associazioni scout che utilizzano tale strumento educativo metodologico, infatti, ritengono preferibile una suddivisione in unità e branche monosessuate (omogenee per sesso) che svolgono attività specifiche, prevedendo altre attività (pensate e programmate con attenzione) finalizzate all'incontro e conoscenza di ragazzi / ragazze dell'altro sesso, secondo il principio dello "stare insieme per fare, e non del fare per stare assieme".

Vi sono anche oggi visioni educative - pedagogiche diverse a riguardo, e vi sono stati nel passato dibattiti accesi a livello internazionale su quale metodo sia più opportuno nello Scautismo per curare la formazione e l'educazione in base alle specificità di ragazzi e ragazze. A livello pedagogico, all'incirca dagli anni ì90 del secolo scorso, vi è stata una riscoperta in molti ambienti dell'utilità e delle potenzialità insite in una educazione differenziata al maschile e al femminile, e questo secondo taluni pedagogisti e psicologi anche nell'ambito educativo scolastico, anche in considerazione delle differenti potenzialità, difficoltà e problematiche manifestatesi tra gli adolescenti.

Taluni ritengono esistano vantaggi e svantaggi nell'una come nell'altra visione / impostazione educativa - pedagogica, della coeducazione e della intereducazione: va comunque considerato che, superate alcune visioni di tipo più rigido e ideologizzato tipiche degli anni '70, anche nella visione più teorica della coeducazione vi sono state delle evoluzioni, e la stessa AGESCI nei suoi Regolamenti metodologici ha iniziato negli anni a sottolineare la necessità e opportunità di curare e pensare a momenti differenziati tra ragazzi e ragazze, anche se in unità miste, escludendo ad esempio - dopo alcune sperimentazioni locali - in modo assoluto la possibilità di avere nei Reparti delle Squadriglie miste (cioè con ragazzi e ragazze assieme nella stessa squadriglia).

L'opposizione alla coeducazione, assieme ad altre differenti impostazioni educative e metodologiche, fu di fatto uno degli elementi che portarono alla crisi e alla divisione dello Scautismo cattolico italiano, quando si giunse alla fusione della associazione femminile AGI con quella maschile ASCI nel maggio del 1974, con la nascita dell'AGESCI.

In Italia, sin dal 1976 l'Associazione Italiana delle Guide e Scouts d'Europa Cattolici -FSE ha trovato nella intereducazione uno dei punti distintivi della propria impostazione pedagogica e metodologica rispetto a quella dell'AGESCI , che era stata fondata solo due anni prima, in un particolare e confuso clima storico e sociale.

In diversi Paesi, negli Scouts d'Europa trovavano una risposta soddisfacente quanti vedeva la cd coeducazione in modo preoccupante, intendendola come una sorta di educazione alla "mixitè" e con il pericolo di cadere in una generica promiscuità tra ragazzi e ragazze.

Va ricordato che storicamente nello scautismo cattolico italiano la coeducazione andò gradualmente prendendo piede dalla metà degli anni '60, quando fu ammessa nell'ASCI la presenza di donne nelle direzione dei capi del Branco Lupetti, e alla guida degli stessi Branchi maschili. Nella coeducazione, dunque, in principio vi furono le "cheftaines", vale a dire delle capo donne alla guida dei Branchi maschili dell’ASCI sull'esempio di quanto già avveniva da diversi anni in Francia e in Gran Bretagna.

In Italia fino agli anni ’60 si erano avute rare esperienze di guida femminile nei Branchi maschili.

Successivamente, si sviluppò nell’ASCI un vivace confronto che – superato un iniziale divieto - nel 1967 portò il Consiglio generale all'approvazione della possibilità della guida femminile dei Branchi dei lupetti (maschili) e, successivamente, nel 1970 fu prevista la possibilità di Pattuglie direttive miste per i Branchi maschili ASCI, ossia equipe composte da uomini e donne. Era pertanto autorizzata la presenza di cheftaines all’interno dei Gruppi scout maschili, ragazze che spesso intraprendevano un percorso formativo direttamente nei Clan dei Rovers, senza la presenza di educatrici adulte in grado di accompagnare la crescita di queste giovani.

Forse,in considerazione dell'esperienza delle capo donne maturata nell'ASCI, e ritenuta negativa da alcuni per gli esiti che si erano avuti anche con il conseguente sorgere di Clan misti di rover e scolte nell'ASCI, gli Scouts d'Europa - FSE in Italia esclusero categoricamente la guida e la presenza femminile nei branchi maschili, a differenza di quanto avviene ancor oggi in altre Associazioni della FSE, ad esempio in Francia.

Differenze tra "coeducazione" AGESCI e "intereducazione" Scouts d'Europa in Italia

La scelta coeducativa nello Scautismo italiano si andò affermando in anni in cui tutte le principali agenzie e associazioni educative in Italia iniziavano a considerare irrinunciabile la compresenza di ragazzi e ragazze nelle stesse strutture. Spesso con slanci e basi ideologiche si prediligeva una sorta di proposta educativa indifferenziata per le ragazze e i ragazzi, con l’idea che questo potesse portare poi al superamento di quella che si considerava una “ruolizzazione” al maschile e al femminile. Oggi, pur tra il permanere di alcune particolari sensibilità, a distanza di oltre 30 anni pare emergere anche nell’AGESCI la consapevolezza pedagogica della necessità di garantire spazi di educazione distinti, al maschile e al femminile, opportunità che negli anni ’70 ad alcuni pareva quantomeno antiquata.

Questa sensibilità educativa che inizia ora ad avere una certa influenza, ha infatti portato alla scelta operativa che «le unità miste devono prevedere anche attività separate per ragazzi e ragazze, al fine di favorire un più completo sviluppo dell’identità sessuale». Per i giovani dai 17 ai 21 anni (i Rovers e le Scolte) AGESCI, si afferma che questi devono «crescere insieme nel rispetto delle reciproche differenze», favorendo e valorizzando «la scoperta della reciproca identità e lo stabilirsi di rapporti umani arricchenti tra l’uomo e la donna superando ruoli precostituiti», ma nella consapevolezza che si deve perseguire una «valorizzazione delle differenze […] anche attraverso l’equilibrio di attività comuni e attività separate che arricchiscano e facciano maturare un confronto aperto».

E ancora, nel definire le caratteristiche della Branca Esploratori / Guide (11 / 16 anni), il Regolamento AGESCI, pur nella convinzione che «il reparto misto, formato da squadriglie maschili e femminili, offra il vantaggio di una maggiore continuità d’incontro e di collaborazione tra ragazzi e ragazze», ricorda che questa scelta deve essere «dettata da motivi pedagogici e non organizzativi» (…un rischio che talvolta si verifica, pur di non “chiudere” qualche unità scout), e che si devono comunque assicurare dei «momenti separati che favoriscano l’identificazione con il proprio sesso», recuperando «momenti indispensabili di omogeneità sessuale».

A differenza dell’AGESCI, l’Associazione italiana Guide e Scouts d’Europa FSE ha voluto conservare Unità scout esclusivamente monosessuate, con ambiti educativi separati per ragazzi e ragazze, e respingendo un tipo di proposta scout unisex (quella che – criticamente - si definiva “mixiteé”). Nello specifico Strumento di lavoro sull’Intereducazione si ricorda che «anche la F.S.E. ha ritenuto e ritiene che non siano più proponibili lo Scautismo e il Guidismo, pur positivi, degli anni passati, dell'ASCI e dell'AGI, così rigidamente separati, senza scambi e senza condivisione di sforzi e di problematiche, ma ritiene anche che non sia proponibile neppure uno Scautismo misto, cioè fatto di ragazzi e ragazze insieme, poiché si verrebbe a condizionare pesantemente la personalità degli uni e delle altre e a privare del suo specifico lo Scautismo maschile e quello femminile». Per questo, al fine dell'educazione all'altro, alla maturazione affettiva ed allo sviluppo della capacità d'amare, l'Associazione attua una specifica pedagogia identificata con il termine "Intereducazione".

Nella FSE la Sezione femminile e le diverse unità - branche femminili sono "indipendenti" rispetto alla Sezione maschile e alle unità maschili, e viceversa, anche nei gruppi "misti", secondo il principio dell'Intereducazione, per una educazione al rispetto delle specificità di ognuno e alla conoscenza dell'altro.

Nel proporre l'educazione scout in Settori distinti al maschile e al femminile non si vuole «dividere il mondo in due parti, ma favorire la piena realizzazione dei giovani come uomini e come donne». In questa specifica scelta educativa gioca un ruolo importante l'educazione all'incontro con l'altro, diverso per sesso, per sensibilità, per carattere e modo di essere.

Il Direttorio Religioso della FSE sottolinea ancora come «il parallelismo e l’arricchimento reciproco delle due sezioni, maschile e femminile, consentano il pieno sviluppo delle attitudini e delle inclinazioni particolari assegnate, nel piano provvidenziale, a ciascuno dei due sessi». Anche così si vuole conservare la specificità di uno scautismo al femminile, il Guidismo: «la grande intuizione dello Scautismo al femminile [Guidismo] è stata, fin dall’inizio, l’aver fatto prendere coscienza [alle ragazze] della propria capacità di autonomia, vivendo in concreto la dimensione dell’essere attivi, connotazione da sempre maschile», secondo una intuizione già tratteggiata da Baden – Powell e poi definita anche nella cattolica Associazione Guide Italiane (1943-1974).

Se nell’AGESCI la coeducazione si persegue soprattutto riunendo assieme ragazzi e ragazze, per le Guide e Scouts d’Europa, invece, «intereducazione non significa "educare insieme", quanto piuttosto educare all'altro partendo dallo sviluppo e dalla valorizzazione delle specificità proprie di ciascun individuo nel suo essere uomo e donna».

Qui sta forse la significativa diversità di approccio al “problema” nelle due Associazioni. L’Associazione italiana Guide e Scouts d’Europa «per raggiungere i suoi scopi educativi», vuole sì mantenere una «unitarietà di spirito e di gestione, nelle sue strutture e nelle singole Unità», ma «nei mezzi e nelle applicazioni pratiche» si persegue una differenziazione che tenga «debito conto, in tutto il ciclo educativo, della differenza di sesso e del fine particolare che all'uno e all'altro sesso la divina provvidenza ha stabilito nella famiglia e nella società»116 e, come ricorda lo specifico documento associativo di approfondimento, l’intereducazione «non può comunque essere confusa con il termine "coeducazione"».

L’Unione internazionale Guide e Scouts d’Europa - F.S.E., «considera lo scautismo maschile e il guidismo femminile due diverse esperienze e applicazioni dello stesso metodo educativo scout», accogliendo ragazzi e ragazze in Unità distinte, con attività separate per i due sessi per «motivi squisitamente educativi e per rispetto della vocazione di ognuno», formando però «un movimento unico nello spirito e nella gestione».

Le responsabilità e i compiti nella Federazione dello Scautismo Europeo sono ricoperti da donne e uomini, capo e capi, che lavorano insieme e collaborano nelle Direzioni di Gruppo, nei Distretti, e a livello nazionale o internazionale. L’UIGSE – FSE non contempla però la “diarchia”, ma uomini e donne collaborano assieme alla guida dell’Associazione e dei singoli Gruppi scout, nella compresenza di una Sezione femminile e di una Sezione maschile con propri capi. Uno è il Presidente dell’Associazione, ma due sono i Commissari generali (uno per la Sezione maschile e una per la Sezione femminile), come uno a livello locale sarà il Capo del Gruppo scout, solitamente affiancato da un Vice capo gruppo dell’altro sesso in quei Gruppi che comprendono entrambe le Sezioni.

É previsto che si possano tenere alcune attività in comune tra Unità maschili e Unità femminili, con un preciso scopo educativo, realizzando nei gruppi scout «un rapporto equilibrato e responsabile che da una parte superi il pericolo di creare tra i due sessi dei compartimenti stagni, e dall'altro eviti il grave pericolo di un'irresponsabile ed indiscriminata promiscuità».

«L'educazione differenziata è dettata dal voler rispettare ed arricchire gli elementi tipici delle due personalità maschile e femminile», ma questa non dovrà risultare «fine a se stessa», in uno "sterile schematismo".

A tempo debito vi dovrà essere una «fase d'incontro e di collaborazione, la cui caratteristica è lo scambio delle ricchezze proprie rispettivamente delle ragazze e dei ragazzi, la mutua interazione psicologica, affettiva, culturale e spirituale».

La buona applicazione dell’«intereducazione, è un problema di formazione dei capi», perché «a monte delle scelte in campo educativo deve esistere un quadro di riferimento teorico che fornisca quel bagaglio di conoscenza», cioè un “sapere” (l’insieme della conoscenza del metodo scout e delle diverse problematiche pedagogiche) che aiuti il Capo ad «esercitare un'azione educativa consapevole», cioè il “saper fare”.

A questo “saper fare”, poi, dovrà accompagnarsi «l'insieme degli atteggiamenti che l'educatore manifesta nel suo comportamento e che devono tradursi in una testimonianza fatta di coerenza», in un vero e proprio “saper essere” che è possibile a dei capi -educatori sufficientemente maturi, capaci di non proiettare i propri problemi «sui ragazzi a loro affidati».

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