Via del sale

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La via del sale era un tracciato che anticamente alimentava il commercio del sale. Non esisteva un'unica via del sale; i vari popoli emiliani, lombardi e piemontesi avevano ognuno la propria rete di sentieri e collegamenti per portare le merci, principalmente lana ed armi, verso il mare e recuperare il sale, allora prezioso per la conservazione degli alimenti.

Il sentiero è consigliato per una route di cammino di 8 giorni.

Geografia

Mettendo in comunicazione la Pianura padana con la Liguria o i territori francesi della Provenza, permetteva il commercio di questo materiale prezioso, elemento indispensabile per l'alimentazione e la conservazione dei cibi, di difficoltoso reperimento nelle regioni del settentrione lontane dal mare.

  • La vie del sale emiliane percorrevano la val Trebbia e la val di Taro.
  • La via del sale lombarda seguiva tutta la valle Staffora (provincia di Pavia), percorreva il crinale che divide la val Borbera (provincia di Alessandria) dalla val Boreca (provincia di Piacenza) passando per il monte Antola per scendere in val Trebbia, a Torriglia, punto di incontro con i tracciati piemontesi ed emiliani e da lì raggiungeva agevolmente Genova.
  • Una delle vie del sale piemontesi metteva in comunicazione il territorio saluzzese con il Delfinato e la Provenza, in Francia, attraverso il tunnel del Buco di Viso.
  • L'asse sud-nord utilizzava i valichi alpini e permetteva al sale che transitava sul territorio italiano di superare le Alpi: ne è un esempio la Stockalperweg che, da Domodossola, risaliva la Val Bognanco, superava il Passo del Sempione e scendeva a Briga, in Vallese (Svizzera).

Via del sale lombarda

La via seguiva tutta la valle Staffora (provincia di Pavia), percorreva il crinale che divide la val Borbera (provincia di Alessandria) dalla val Boreca (provincia di Piacenza) per scendere in val Trebbia.

Il percorso da Pavia si dirigeva verso sud, su strade e mulattiere, toccando Voghera, si innoltrava lungo la valle Staffora, passando per Varzi, risaliva il fondovalle fino al paese di Castellaro, saliva al monte Bogleglio (1492 m), passando sul crinale per il monte Chiappo (1700 m), il monte Cavalmurone, il monte Legnà, il monte Carmo e il monte Antola (1597 m) discendeva a Torriglia in val Trebbia, punto di incontro con i tracciati piemontesi ed emiliani e da lì raggiungeva agevolmente Genova attraverso il passo della Scoffera.

Raccomandazioni

  • Nel parco dell'Antola si possono trovare i cinghiali mentre nelle zone dopo Torriglia (Lumarzo - Sant'Alberto) i sentieri sono impraticabili se i sentieri non sono stati sistemati, poiché la manutenzione è volontaria e si compie solo la quarta domenica di Giugno.
  • L'acqua non manca, poiché si trovano fonti, lavatoi, trogli oppure persone disponibili a riempire le borracce. E' fortemente consiglito portare tre litri a testa d'acqua (due bottiglie d'acqua).

Storia

Dopo la caduta dei Longobardi a opera di Carlo Magno, il Sacro Romano Impero costituì i feudi imperiali con lo scopo di mantenere un passaggio sicuro verso il mare; assegnò questi territori a famiglie fedeli che dominarono per secoli questi feudi, controllando le vallate e garantendo, in cambio di gabelle, la sicurezza dei convogli.

Ove possibile, nella pianura, si preferiva effettuare il trasporto per via fluviale per limitare i costi, medianti grandi chiatte che arrivavano a trasportare anche 60 tonnellate di sale per carico.

Il trasporto su terreni accidentati veniva effettuato a dorso di mulo poiché le strette e disagevoli mulattiere che si inerpicavano sui pendii e nelle valli non permettevano il passaggio di carri.

Oggi le vie del sale, perso il loro valore commerciale, sono divenute meta di escursioni e trekking, snodandosi in ambienti integri e di particolare interesse naturalistico.

Nel Vallese, per facilitare il trasporto del sale venne addirittura costruito un canale, il Canale Stockalper, nella valle del Rodano.

Collegamenti esterni