Lupetto

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Un lupetto in uniforme

Nello scautismo il lupetto è un bambino che sta vivendo la fase educativa del branco. Il termine analogo per le bambine è lupetta. In quasi tutte le associazioni l'età è compresa tra gli 8 e gli 11/12 anni, nell'Assoraider invece si va dai 6 ai 10 anni.

Metodo educativo

Il lupettismo è un metodo educativo originale che ha lo scopo di aiutare a crescere il/la bambino/a seguendo i principi dell'impegno e della solidarietà, educando alla conoscenza e allo sviluppo del proprio corpo e delle proprie capacità manuali. Fu proposto per la prima volta nel 1916 dal fondatore del movimento Robert Baden-Powell, con la pubblicazione del Manuale dei lupetti, e nacque dopo il successo dello scautismo (inizialmente rivolto agli adolescenti) con l'intento di trasmettere anche ai bambini un'educazione retta e pragmatica attraverso strumenti semplici ma efficaci, come la condivisione di alcune regole basilari per una quieta e proficua convivenza nel gruppo.

Il metodo venne poi fortemente sviluppato da Vera Barclay, prima Akela d'Inghilterra, che ideò una vera e propria Legge del gruppo (Legge del Branco) e capì che un elemento fondamentale per la buona riuscita delle attività coi bambini doveva essere l'atmosfera respirata all'interno del gruppo. Essendo il primo ambiente formativo la propria casa natale, la Barclay ha coniato la dicitura "famiglia felice" per esemplificare l'ambiente vissuto dai fanciulli. Nei movimenti o associazioni scout cattoliche, al cui metodo ha largamente contribuito l'opera di Fausto Catani, ha particolare rilievo la figura di San Francesco d'Assisi, santo patrono e guida spirituale dei lupetti.

La proposta educativa scout non si ferma al lupettismo, ma continua con il Reparto (per ragazzi/e tra i 11/12 e i 16 anni) e poi con il Clan/Fuoco o Compagnia (dai 16 ai 19/21 anni), fino al raggiungimento dell'età adulta.

La giungla

La giungla è l'atmosfera fantastica in cui vive il branco. È tratta da una riduzione del testo Il Libro della Giungla di Rudyard Kipling e rappresenta un elemento fondamentale in quanto, grazie ad essa, non solo si riesce ad andare incontro alla fantasia del lupetto, ma permette anche all'adulto educatore di riuscire ad entrare nel mondo del bambino, di farsi accettare e di proporre modelli da seguire. Nella vita del branco tutto è riferito ad essa, ad esempio, i capi sono detti Vecchi Lupi e vengono chiamati con i nomi dei personaggi positivi del libro, ad esempio Akela, Bagheera, Kaa, Fratel Bigio, Baloo, ecc.

Si è deciso di basare la maggior parte delle attività proposte su una riduzione del libro. Questa è una scelta mirata, effettuata tenendo conto dei molteplici aspetti formativi che permeano i racconti, che uniscono nella narrazione la struttura del romanzo di formazione, il confronto continuo con ostacoli e avversità, l'utilità della morale per tipi.

Il gioco

Per un bambino il gioco è vita, è l'occupazione più importante come per un adulto lo è il lavoro. Insegnandogli a giocare bene, gli si insegna a "vivere bene". Essenzialmente, la vita di Branco è puro "gioco". La cosa più importate da ricordare per i capi è: dobbiamo fare tutto "col gioco" ma niente "per gioco". Così è opportuno che anche il significato di concetti importanti come la legge e la promessa siano introdotti tramite un gioco e non solamente spiegandoli a voce, altrimenti la soglia di attenzione si abbasserebbe rapidamente e il messaggio non passerebbe.

La famiglia felice

La famiglia felice è l'atmosfera che si respira in branco, con la quale gli educatori instaurano con i bambini un rapporto da fratelli maggiori e non da "maestri in cattedra" distaccati. Di conseguenza, i vecchi lupi si cimentano sempre in prima persona nei giochi con i lupetti, non limitandosi soltanto a guardare o arbitrare.

La parlata nuova

La parlata nuova è una sorta di "linguaggio in codice" con la quale alcune cose vengono chiamate con un nome attinente all'ambiente fantastico della giungla. Con essa, quindi, gli adulti si mettono sullo stesso piano dei bambini, usando un linguaggio semplice da comprendere. La parlata nuova è il patrimonio delle esperienze del branco ed è quindi un insieme di tutti i linguaggi, i modi di fare e la vita dei branchi passati, di quello presente e di tutti i futuri. Essendo completamente dinamica è in costante aggiornamento.

Bisogna però fare attenzione a non abusare di questo strumento, per non farlo diventare pesante. Della parlata nuova fanno parte le parole maestre, i simboli, i riti e le cerimonie.

Nel Libro della Giungla il tempo della parlata nuova viene annunciato dal canto di Ferao, il picchio rosso, e segna l'inizio della primavera.

La morale per tipi

Per farsi capire meglio dal bambino, le scelte morali vengono presentate in modo concreto e semplificato tramite le figure "buone" e "cattive" dei personaggi del Libro della Giungla e non attraverso una morale diretta, troppo astratta e di comprensione più difficile. I tipi sono certi e chiari, mai ambigui. Sono "miti" a cui aspirare.

Ingresso in branco

Il bambino/a che entra in branco si chiama cucciolo ed effettua un periodo di conoscenza dell'ambiente, per lui completamente nuovo, solitamente della durata di pochi mesi. In questo tempo viene subito inserito in un piccolo gruppo, chiamato sestiglia o muta a seconda dell'associazione, all'interno del quale comincia da subito a confrontarsi con altri bambini e bambine di età variabile. Quando il cucciolo si sente pronto, chiede ad Akela di poter pronunciare la propria promessa e diventare lupetto a tutti gli effetti.

Strumenti

La legge

Per approfondire, vedi la voce Legge L/C.

La legge del lupetto è una versione semplificata della legge scout studiata per essere più comprensibile e, soprattutto, più adeguata alla fascia d'età a cui fa riferimento. Infatti essa è composta di soli due articoli, invece dei dieci della legge scout.

La promessa

Per approfondire, vedi la voce Promessa L/C.

Anche la promessa è una rielaborazione della promessa scout, ma in questo caso le differenze tra le due sono più piccole, rispetto all'adattamento subito dalla legge (fa eccezione solo il CNGEI, le cui formulazioni sono completamente diverse fra loro).

Il motto

« Del nostro meglio »
(Motto)

Il motto può essere considerato come la sintesi della Legge e Promessa del Lupetto, è strettamente legato al grande urlo e come quest'ultimo esprime la propria volontà di impegnarsi. Nell'FSE il motto Del Nostro Meglio prende il nome di Parola Maestra.

Le parole maestre

Per approfondire, vedi la voce Parola Maestra.

Le parole maestre sono frasi caratteristiche dei personaggi Giungla più importanti. Sono ricavate direttamente dal Libro della Giungla e vengono richiamate durante le attività, in quanto racchiudono i principi contenuti nella legge. Rappresentano un richiamo alle qualità umane e morali a cui i lupetti devono costantemente tendere.

Le massime

Per approfondire, vedi la voce Massime del Lupetto.

Nel lupettismo AIGSEC-FSE alla Legge vengono affiancate 5 Massime. Esse costituiscono altrettante "consegne morali" per il Lupetto e, in un certo senso, una sorta di "specificazione" della Legge del Branco; ma non vanno confuse con quest'ultima, che rappresenta sempre il valore massimo e più importante. Le Massime, in sostanza, sono dei suggerimenti pratici e particolari per aiutare il Lupetto ad osservare meglio la Legge.

  1. Il Lupetto pensa prima agli altri;
  2. Il Lupetto apre occhi ed orecchie;
  3. Il Lupetto è sempre pulito;
  4. Il Lupetto dice sempre la verità;
  5. Il Lupetto è sempre di buon umore.

Il saluto

Per approfondire, vedi la voce Saluto L/C.

Il saluto del lupetto viene effettuato portando alla tempia l'indice e il medio della mano destra aperti a formare le orecchie del lupo. Le due dita ricordano i due punti della legge. Il pollice poggiato sull'anulare e sul mignolo simboleggia l'impegno del Lupetto a proteggere ed aiutare i più piccoli.

Il grande urlo

Per approfondire, vedi la voce Grande urlo.

Il grande urlo è il richiamo all'impegno assunto dai lupetti nel prestare la loro promessa. Di solito viene svolto all'inizio e/o alla fine di ogni giornata di attività e ogni qual volta Akela lo ritenga opportuno.

Il racconto giungla

Periodicamente, durante un'attività di branco in tana o all'aperto, Akela racconta una delle storie di Mowgli, narrandola a memoria e non leggendo dal libro, in modo da tenere sempre lo sguardo sui lupetti. Siccome queste sono abbastanza lunghe, si usa suddividerle in due o tre episodi, in modo che il racconto duri circa un quarto d'ora. Il racconto può essere preceduto da una breve cerimonia per introdurre la giusta atmosfera, ad esempio spegnere le luci principali ed accendere una sola lampada posta al centro del cerchio.

Voci correlate